IO-SONO la porta, IO-SONO il pastore
(10, 1-6)
Quando viene giorno, le pecore restano nell’ovile solo per essere munte, tosate o portate al macello. Gesù, luce del mondo, le conduce fuori da
ogni steccato religioso, verso i pascoli della vita: ne fa un solo gregge di persone libere, di figli e fratelli tutti simili a lui e diversi tra loro. Egli è l’agnello che sa esporre, deporre e disporre la sua vita a favore degli altri.
È capo perché servo di tutti: è il Pastore bello, diverso dai capi-briganti
che seguiamo come modello.
10, 1 Amen, amen vi dico:
chi non entra per la porta
nel recinto delle pecore,
ma sale da un’altra parte,
costui è ladro e brigante.
2 Chi invece entra per la porta
è pastore delle pecore.
3 A lui il portiere apre
e le pecore ascoltano la sua voce
e chiama le proprie pecore per nome
e le conduce fuori.
4 Quando ha espulso
tutte le proprie (pecore),
cammina davanti a loro;
e lo pecore lo seguono,
perché riconoscono la sua voce.
5 Un estraneo invece non seguiranno,
ma fuggiranno da lui,
perché non riconoscono la voce degli estranei.
6 Questa similitudine disse loro Gesù;
ma quelli non capirono
cosa fosse ciò che diceva loro.