Perché interrogate me?
(18, 12 - 21)
La violenza prende l’innocente: è il tema del racconto della passione, che mostra cosa avviene quando la tenebra “concepisce” la luce. Gesù, catturato, cattura tutti: interrogato, interroga ciascuno di noi che l’abbiamo conosciuto, nessuno escluso. All’inizio e alla fine c’è Pietro, che rappresenta noi, suoi discepoli. Lo rinneghiamo perché non conosciamo la Gloria dell’amore che si dona in povertà e umiltà. Questo è per lui lo schiaffo più duro.
18,12 Allora il manipolo e il capo di mille
e gli inservienti dei giudei
presero Gesù
e lo legarono
13 e condussero, prima, da Anna.
Era infatti suocero di Caifa,
che era capo dei sacerdoti in quell’anno.
14 Ora Caifa era quello che aveva consigliato ai giudei:
Conviene che un solo uomo
muoia per il popolo.
15 Ora seguiva Gesù Simon Pietro
e un altro discepolo,
ora quel discepolo era conosciuto
al capo dei sacerdoti
ed entrò insieme con Gesù
nel recinto del capo dei sacerdoti.
16 Pietro invece stava presso la porta, fuori.
Allora uscì il discepolo,
l’altro, quello conosciuto
al capo dei sacerdoti,
e parlò con la portinaia
e introdusse Pietro.
17 Allora dice a Pietro la serva, la portinaia:
Non sei forse anche tu
dei discepoli di quell’uomo?
Dice quello:
Non sono.
18 Ora stavano in piedi i servi e gli inservienti
che avevano fatto brace
perché era freddo
e si scaldavano.
C’era poi anche Pietro con loro,
che stava in piedi
e si scaldava.
19 Allora il capo dei sacerdoti
interrogò Gesù
circa i suoi discepoli
e circa il suo insegnamento.
20 Rispose a lui Gesù:
Io apertamente
ho parlato
al mondo,
io sempre insegnai
in sinagoga nel tempio,
dove tutti i giudei convengono,
e in segreto non parlai di nulla.
21 Perché interroghi me?
Interroga quelli che hanno ascoltato
di cosa parlai loro.
Ecco, questi sanno le cose che dissi loro.