Mi ami?
(21, 20 - 25)
Il capitolo 21, analogamente agli Atti degli apostoli, ci presenta in sintesi la storia della chiesa: essa continua a fare e a dire ciò che Gesù ha “principiato a fare e insegnare” (At 1,1). La missione del Figlio diventa la nostra: pescare i fratelli dalla morte. L’aspetto istituzionale della chiesa, rappresentato da Pietro, è fondato sull’amore e sul perdono accettato e accordato. L’aspetto carismatico, rappresentato dal discepolo amato, è anima e misura di ogni istituzione: è l’amore, che vive in eterno. Tutto il resto è “funzionale”: da accettare o rifiutare secondo che giova o meno ad amare. La chiesa ha come principio e fine la libertà di amare.
20 Voltatosi Pietro, scorge seguire il discepolo
che Gesù amava,
quello che anche si coricò al banchetto
sul suo petto,
e disse:
Signore,
chi è colui che ti tradisce?
21 Avendo dunque Pietro visto costui,
dice a Gesù:
Signore,
e (di) costui, cosa (sarà)?
22 Gli dice Gesù:
Se io voglio che lui dimori
fin che vengo,
che (importa) a te?
Tu segui me.
23 Uscì allora questa parola
tra i fratelli,
che quel discepolo non morrebbe.
Ma Gesù non gli disse
che non muore, ma:
Se io voglio che lui dimori
fin che vengo,
che (importa) a te?
24 Questi è il discepolo
Che testimonia su queste cose
e che scrisse queste cose.
E sappiamo che la sua testimonianza
è vera.
25 Ora ci sono molte altre cose
che fece Gesù,
che se si scrivessero ad una ad una,
penso che neppure il mondo
conterrebbe i libri da scrivere.